Asana

Errando nello yoga ho iniziato a supporre che praticare gli asana e’ solo un modo di praticare yoga.

In cerca di una certa orizzontalita’ tra gli incroci dei saperi (chi studia gli asana, chi pratica gli asana, chi studia e pratica gli asana) Impossible Yoga e’ anche un tentativo di raccogliere la variabilita’ sia della storia sia della pratica: contributi di storici internazionali e di insegnanti di varie tradizioni, ma anche contributi di chi ha parlato di asana senza necessariamente parlare di asana. Ho raccolto anche un archivio personale volutamente minimo di immagini con brevi cenni tecnici, che e’ poi un invito a praticare insieme.

Si puo’ pensare all’esistenza di milioni di asana in continua differenziazione e moltiplicazione, come atomi, un immaginario di calcoli infiniti in stile Tantraloka di Abhinavagupta del X-XI secolo. Al contrario, si puo’ pensare ce ne sia una sola (ovvero asana, “posizione ferma e confortevole” possibilmente seduta, definizione data da Patanjali in Yoga Sutra, II-IV secolo); altre volte si aderisce ad un testo, in cui si narra di ottantaquattro asana ma solo quattro di queste fondamentali (Hatha Yoga Pradipika di Svatmarana, XV secolo). Quanti e quali asana c’erano cinquecento anni fa? Quanti oggi? Quanti ce ne saranno tra cento anni?

Il pensare, il praticare, il dare nomi alle posizioni yogiche puo’ essere frutto di un’approfondita ricerca nei testi del passato, fino a risalire a posizioni di cui abbiamo rappresentazioni e descrizioni antiche, o il frutto di uno studio contemporaneo basato ad esempio sulle neuroscienze: non a caso esistono asana e pratiche di ultima generazione, che possono essere il furbo tentativo di dare nome e forma ad un nuovo marchio registrato focalizzato su un target di persone, oppure il risultato di un’intuizione profonda e senza tempo.