SAMASTHITI
Solitamente diamo per scontato cio’ che diviene abitudine, ad esempio respirare e stare in piedi. La parola sanscrita Samasthiti e’ composta da sama, ovvero quiete, calma (la stessa che ritroviamo nella parola samadhi), ma anche omogeneo, pari, uguale, equilibrato, e da sthiti, stabilita’, fermezza. Samasthiti e’ il restare in uno stato (o posizione) con stabilita’.
Con respiro regolare e profondo, ci si porta in piedi. I piedi, uno vicino all’altro sono aderenti al suolo dal tallone alle dita. Le caviglie si sfiorano. Le gambe allungate e allineate, una leggera rotazione esterna delle ginocchia. Il cocige puntato verso il suolo, il pube puntato in avanti. Dopo un’espirazione si solleva con morbidezza il pavimento pelvico, come un leggero risucchio tra le gambe (Mula bandha) e si richiama la parte bassa dell’addome e l’ombelico ad avvicinarsi delicatamente alla colonna vertebrale (Uddiyana bandha). In questo la zona lombare si disinarca. La colonna vertebrale e’ allungata (come a prendere qualche cm in piu’ in altezza), le spalle ben aperte ricadono leggermente verso il basso, con le scapole che si avvicinano dietro la schiena. La cassa toracica guadagna spazio. Il mento si avvicina al collo, per distendere la nuca. Lo sguardo appoggiato su un punto fermo o gli occhi chiusi. In fase inspiratoria il corpo si allunga, si stabilizza nello spazio, in fase espiratoria si lasciano andare le tensioni muscolari che non servono. Si cerca cosi’ la condizione di sthira-sukham, una posizione stabile e confortevole allo stesso tempo. Binomio condiviso con ogni altro asana.