Kakasana, il corvo
Modificare momentaneamente la bipedia e’, prima ancora di essere un esercizio di equilibrio, prima ancora di interrompere la routine corporea della verticalita’, prima ancora di richiamare l’attenzione in uno schema corporeo diverso, e’ divertente. Creare una differenza e divertire hanno un’etimologia comune: dal latino divertere e anche devertere, e poi diversus e deversus, e’ volgere altrove, in direzione opposta, fare prendere una nuova direzione. A creare questa piccola differenza di posizione corporea e di appoggio al suolo, collaborano muscoli e pensiero, nel pensarci non piu’ bipedi, in appoggio sui piedi, ma simili ad un uccello, quando questo e’ appoggiato al suolo, con il corpo bilanciato naturalmente sulle zampe, allo sguardo esili ma stabili e pronte al balzo per il volo, complici chiaro le ali.
Possibilmente dopo una breve pratica di riscaldamento per gli arti superiori, per i polsi, e per le spalle, prendersi qualche istante per regolarizzare il respiro in piedi, per stabilizzarsi nell’equilibrio, per iniziare a pensare alle mani come nuovo appoggio al suolo.
Con respiri regolari, piegando le gambe si appoggiano le mani a terra davanti ai piedi. Le mani si spalmano al suolo, le dita ben distanziate per aumentare il piu’ possibile l’appoggio a terra.
Lo sguardo non cade tra le mani, ma a una ventina di centimetri piu’ avanti al suolo, senza lasciare ricadere la testa in giu’ ma con il collo in una buona estensione senza pizzicare la zona della nuca. Questo e’ buono per controbilanciare poi il peso delle gambe.
Con i gomiti leggermente piegati si inizia cosi’, nella regolarita’ delle inspirazioni e delle espirazioni, a oscillare il peso del corpo in avanti e indietro per provare momentaneamente lo spostamento del peso e del baricentro del corpo. Si caricano le mani e si scaricano un poco i piedi, si caricano le mani e si scaricano un poco i piedi. Forti le braccia e le spalle, che rimangono lontane dalle orecchie. Continuare cosi’ per qualche respirazione.
Si prova poi ad appoggiare le ginocchia sulle braccia, vicino ai gomiti o nella direzione delle ascelle, questo dipende dalle lunghezze individuali del femore e dell’omero. Le mani sono attive e respingono il suolo, le braccia altrettanto attive respingono il peso delle ginocchia.
Si cerca di raccogliere le cosce nella direzione dell’addome e puntando glutei e coccige all’insu’ si prova gradualmente a staccare i piedi dal suolo, o eventualmente a tenere le punte dei piedi a terra.
Se si teme di cadere con il naso all’ingiu’ si consiglia un cuscino sotto la testa, in modo in caso di atterrare sul morbido.
Una volta raggiunto l’equilibrio sulle mani in kakasana si cerca l’allungamento della colonna vertebrale e di rendere la posizione piacevole, nella regolarita’ del respiro. Tenere qualche respirazione.
Sciogliere kakasana raccogliendosi qualche istante al suolo in balasana, glutei sui talloni, la fronte al suolo, le braccia abbandonate all’indietro lungo il busto.